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Sacchetto di Plastica


Israele e’ di sicuro, dopo 10 anni, la mia seconda casa. Questo non vuol dire che rappresenti il luogo ideale o che non ci siano cose che non vorrei cambiare. Il senso critico, soprattutto in questo paese dove ognuno e’ davvero libero di esprimere la sua opinione (con rispetto), e’ il motore dinamico del cambiamento. Io sono un’ardua sostenitrice delle critiche costruttive. Nel frattempo continua a piovere e questa e’ la notizia peggiore del momento!

Un paio di settimane fa mi sono resa conto di aver ereditato alcuni tratti locali, e’ inevitabile! Ero con un gruppo a Gerusalemme e a fine giornata sarei tornata a tel Aviv dopo qualche notte fuori casa. Non era il caso di girare tutto il giorno con la borsa con i cambi cosi a meta’ giornata ho pensato che la soluzione piu’ logica fosse mettere tutto in un sacchetto di plastica (pioveva fuori) e mischiarmi alla moda locale! Il resto della roba sarebbe rimasta sull’autobus e l’autista sarebbe andato a casa. Diciamo che il sacchetto di plastica non e’ lo stile che preferisco ma a volte e’ la soluzione piu’ immediata! E cosi il mio sacchetto di plastica bianco mi ha accompaganata fino a casa. L’escalamazione di mio marito, israeliano, e’ stata questa: Che e’ successo? Sei diventata israeliana? Questa domanda mi ha fatto pensare a lungo...a buon intenditor poche parole!

Concedetemi un piccolo sfogo...rimane qui tra noi! Toccare il pane sui banchi del mercato con le mani e’ una cosa che davvero non riesco a concepire pero’...qui non si sono ancora abituati tutti al concetto di non palpare il pane e lasciarlo li per prenderne uno diverso. Premesso che continuo a mangiare il pane e cerco di dimenticare chi e’ passato li prima di me, forse entro la fine del XXI secolo ce la faremo. Dall’altro lato, quello che ripeto sempre a voi Paese che vai, usanza che trovi per cui in Medio Oriente funziona cosi!

In ultimo, se la trovate, guardatevi una serie televisiva non semplice, piena di momenti emotivamente forti, di contraddizioni che tormentano questa societa’, una attenta decsrizione della difficile seppure possibile coesistenza tra persone cosi diverse tra loro. OUR BOYS racconta un tragico episodio avvenuto nel 2014, la condanna di 3 ragazzi ebrei, una vittima musulmana innocente. Equilibri interni, legami indissolubili, religione, razzismo. Non e’ divertente ma e’ uno spaccato di vita vissuta. E’ una serie televisiva, a detta di molti, non favorevole o contro Israele. Io credo che faccia onore a Israele dove ci sono persone che riescono a scindere religione e giustizia in un paese dove la religione coincide con l’identita’. In questo caso e’ stata fatta giustizia.

E comunque no, non sono diventata israeliana!

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