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La Figlia Unica

Mercoledi non mi sono fatta scoraggiare dalla prima pioggia seria caduta a Tel Aviv, una vera tempesta accompagnata da vento e mare agitatissimo. L’incontro organizzato dall’Istituto di Cultura italiana con uno dei maggiori esponenti della letteratura israeliana, A.B. Yehoshua, per la presentazione del suo ultimo libro “La Figlia Unica”, era un appuntamento a cui non volevo mancare.


Del discorso del neoambasciatore italiano in Israele Sergio Barbanti mi è piaciuta molto l’immagine del ritornare al punto di partenza, la nostra casa, dopo innumerevoli viaggi e guardarla e viverla con occhi diversi, occhi arricchiti di esperienze e cultura raccolte altrove sentendosi a volte come uno straniero a casa propria.


A.B. Yehoshua, personaggio di grande spessore culturale, ha dialogato in inglese per almeno mezz’ora senza mai perdere il filo o accennare a concetti scontati. Ad 85 anni ci ha omaggiati della sua presenza in occasione della traduzione italiana del suo ultimo libro “La figlia unica” Italia che lui chiama, la sua seconda casa. Quell’Italia che, nonostante la sua parentesi fascista, viene percepita in Israele come un alleato e non come un nemico.


Ho scoperto che fino a metà degli anni Sessanta gli scrittori israeliani non erano tradotti in Italia. Le barriere culturali facevano in modo che le questioni trattate dagli autori israeliani fossero poco interessanti per il pubblico italiano. Tutto vero fino alla metà degli anni Sessanta, quando alcuni autori con a capo David Grossman, hanno saputo penetrare le barriere approdando in Italia con argomenti validi e di interesse per il pubblico italiano. Alla fine, ogni paese predilige temi differenti a seconda della storia, radici culturali, religione e altro.


L’argomento centrale della letteratura israeliana di matrice ebraica si ingarbuglia il più delle volte intorno al concetto di ricerca dell’identità. Tale verità si evince soprattutto per coloro che provengono da famiglie miste, come quella della protagonista del libro (madre cattolica e padre ebreo). La letteratura si pone quindi come elemento di analisi di un problema e cerca di affrontarlo palesandolo attraverso le storie dei suoi protagonisti. Il problema esiste e va affrontato e man mano che se ne parla, si osa e ci si mette in discussione, cadono muri che non permettevano alla identità stessa di aprirsi nei confronti di chi è diverso. Approntata l’identità, nulla fa più paura…Nemmeno recitare il ruolo di Maria in una gita scolastica (riferimento che capirete una volta letto il libro).


Con grande maestria A.B. Yehoshua ci ha chiesto: a voi italiani invece cosa vi turba?

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