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ACQUA NEL DESERTO

LA RICERCA IDRICA ALL ISTITUTO ZUCKERBERG

L’acqua, forse e’ il bene piu’ prezioso che abbiamo e pensiamo non finisca mai. Fortunatamente ci sono quelli che guardano oltre, che pensano alle generazioni future, quelli che si adoperano per risolvere un problema che non e’ locale ma globale. Quello che mi e’ piaciuto di piu’, e a tratti emozionato, della mia visita inaspettataa presso lo Zuckerberg Institute for Water Research e’ il concetto di interpretare il mondo come nostro, di abbattere i confini e andare oltre le logiche geopolitiche della cittadinanza e della sovranita’.

Siamo a Sde Boker, uno dei posti piu’ belli di Israele, laddove e’ sepolto un visionario, futurista, innovatore, pioniere di nome David Ben Gurion. Qui, nel cuore del deserto del Negev, sorge un istituto che si occupa di ricerca idrica, di come trovare una soluzione al fabbisogno di acqua nel momento in cui il pianeta vive un’epoca di desertificazione.

Circa 70 ricercatori e 200 studenti provenienti da TUTTE le parti del mondo, impiegano la loro intelligenza per studiare i movimenti delle dune sabbiose, depurare le falde acquifere inquinate, studiare la falda acquifera che si trova sotto il deserto del Negev in modo da conservarla preziosamente per il futuro. Si occupano inoltre di energia solare e biotecnologia. La ricerca e’ in continuo aggiornamento, e’ una disciplina che non si ferma mai, che cerca sempre la soluzione piu’ adatta ed ecosostenibile ai problemi che affliggono il pianeta perche’, come sappiamo, il problema siamo noi e non la natura.

Il loro ufficio amministrativo non ha aria condizionata anche se ne avrebbero bisogno. Hanno una torre di raffreddamento che utilizza 1 metro cubo di acqua al giorno e che a fine giornata viene riutilizzata per irrigare le piante circostanti. Somiglia tanto alle torri del vento iraniane, costruzioni antiche utilizzate in quella parte di mondo non lontana da noi conosciute gia’ da Marco Polo. Il sole produce calore d’inverno grazie alla trasformazione diretta del calore solare attraverso pompe che non producono aluna radiazione. Certo, questa e’ una soluzione che in un ambiente umido come Tel Aviv sarebbe un disastro. Ma qui funziona.

Ci sono lavori che non sono semplici mestieri ma che richiedono passione e dedizione, fede e soprattutto pazienza. Israele depura il 90 % delle sue acque bianche e provvede al fabbisogno del circa 70% della sua popolazione desalinizzando l’acqua del mar Mediterraneo. Tutto grazie all’avanzata ricerca tecnologica.

Durante la nostra visita di circa 40 minuti ho avuto la fortuna di toccare con mano la foto di Israele che ammiro, quella parte sfocata di un paese che troppe poche volte , per non dire mai, viene presa in considerazione, quelle notizie forse giudicate poco “sexy” dalle testate giornalistiche che preferiscono sempre parlare delle stesse cose, il conflitto!

Ebbene sappiate che chi vuole approfondire, cercare oltre l’orizzonte, ha molto materiale da consultare e soprattutto persone disponibilissime ad illustrare vitali progetti di ricerca per migliorare la soluzione globale.

Oggi, ho trovato nelle parole di Ilan Ramon, primo astronauta israeliano sulla luna, la sintesi che esprime il mio concetto: “The world looks marvelous from up here, so peaceful, so wonderful and so fragile. Everybody, all of us down there, not only in Israel, have to keep it clean and good.”

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