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Celebrazioni a porte chiuse


La Pasqua a Vasto era scandita dal succedersi delle processioni che paralizzavano il centro storico e iniziavano gia’ dal giovedi pomeriggio con la Messa in cena Domini che da’ inizio al Triduo Pasquale, gli ultimi giorni della Settimana Santa che separano la quaresima dalla Pasqua di Resurrezione. Le scuole erano gia’ chiuse e noi la sera potevamo uscire a patto che avremmo visitato 3 o 5 Altari della Reposizione, comunemente chiamati sepolcri. L’altare viene addobbato per l’occasione in modo solenne in ricordo dell’istituzione del Sacramento dell’Eucaristia.

Il giovedi santo e’ detto in inglese giovedi del Mandato, dal latino mandatum: comandamento in riferimento a quanto leggiamo in Giovanni (13,34). “Vi do un comandamento nuovo:che vi amiate gli uni con gli altri. Come io ho amato voi,cosi amatevi anche voi gli uni con gli altri”.

Finita la visita dei sepolcri ci si incontrava al muretto in una fredda serata di inizio primavera. La piazza era gremita di gente, le chiese aperte e illuminate. La comunita’ si preparava a festeggiare la rinascita.

Il Venerdi le campane erano “legate”, era un giorno di lutto, era richiesto il digiuno o perlomeno astensione dalla carne. La processione del venerdi santo era un appuntamento immancabile e bisognava incontrarsi prima che il corteo tagliasse in due la piazza rendendo vana la speranza di ritrovare chiunque. In casi estremi rimanevano i vicoli da percorrere che avrebbero evitato la folla ma allungato il giro!

Sfilavano le reliquie piu’ sacre: il gallo, i chiodi, la corona di spine e infine il Cristo Morto. Ricordo vividamente le confraternite che esibivano le loro divise tirate a lucido ma di esse non ho mai comprseso a pieno il significato tanto e’ vero che continuavo ad interrogare i miei genitori su quali fossero i loro compiti. Le signore erano vestite a lutto, indossavano un velo nero sul capo e si inchinavano dinanzi alla statua di Cristo che veniva portata a braccio. Me lo ricordo come se fosse ieri, un momento solenne che provocava riflessione perche’ leggevo sofferenza nei volti delle donne e tutto intorno calava il silenzio. Improvvisamente il traffico era scomparso e per qualche minuto ognuno volava con la sua immaginazione al Golgota, a Gerusalemme cercando di dare forma ai suoi pensieri.

Il sabato sera iniziava finalmente la veglia Pasquale,quel momento che avrebbe riportato la luce, quel passaggio attraverso il mondo ultraterreno che avrebbe liberato l’umanita’ dai peccati. E rimanevano allora tante domande alcune delle quali hanno avuto risposta nelle Pasque vissute a Gerusalemme in mezzo alla folla altre sono in divenire!

Quest’anno la folla non c’e’. I fedeli sono a casa e le celebrazioni sono a porte chiuse. Questo mi ha dato modo di rivivere la Pasqua della mia citta’ attraverso i ricordi. Voglio pensare che la Pasqua rappresenti un passaggio verso qualcosa di luminoso, colorato e vivo. Non si spiegherebbe altrimenti come essa eserciti una tale influenza sugli esseri umani.

BUONA PASQUA

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